"Ti senti bene?"
"Scusami. Sono fuori come un balcone."
"Ah. Okay. Vuoi che stia zitto?"
"No, mi stai riportando giu', pero' in un bel modo."
Noi, D. Nicholls.
Sono tornata a Roma, oggi, per un paio d' ore, a distanza di quattordici anni. Passeggiata primaverile sotto un sole che di primaverile ha solo il colore, perché riflette un caldo fuori stagione, che inciampa negli shorts della scolaresca inglese che mi confonde a Roma Termini, e che si imbriglia nelle pieghe del gilet dell' edicolante che mi dice "Sei sicura di volere la cartina formato mini? Io non ci vedo nulla". Un italiano corretto, che mi indica la strada per il centro, e che cozza contro quello delle signora che mi affianca su largo Tritone, che mi guarda e dice "Ce faranno passa'?"
fontana del Tritone |
Il traffico è tanto, come tanti sono i turisti che percorrono insieme a me gli itinerari della Roma medievale, lungo via Barberini. Roma ci fa credere tutto, e tutto il
suo contrario: ci illude, crediamo di poterci permettere tutta quella
bellezza, tutta quella storia.
Pochi minuti, per percorrere la via
medievale che da via Barberini porta al Pantheon, l'unico tempio
pagano in stile classico esistente in città, voluto dal console Menenio Agrippa
nel 27 d.C. Oggi custodisce il sonno del pittore Raffaello e dei
sovrani d'Italia, Vittorio Emanuele II e del nipote, il
bell'Umberto, la cui tomba è posta sopra quella della consorte, la Regina Margherita, amante delle perle ed ammiratrice del Carducci
nazionale.
Pantheon |
Fontana di Trevi, in modalità restauro |
Ti lascia però aperta una seconda possibilità: lancia la monetina, e forse a Roma ci tornerai, un giorno, come leggenda vuole.
Siore e siori fatevi sotto! |
Invenzione più
moderna della Roma papalina, nate per rifornire di acqua tutta la
città (per fare in modo che i romani smettessero di utilizzare l'acqua del Tevere) e poi abbellite con fregi, fiori, conchiglie, elementi
decorativi di gusto neoclassico, anche se ben lontane dai giochi scenografici delle corti europee del tempo.
In questo caso, Roma si è tirata la zappa sui piedi da sola, la sua natura un tempo non era essere pallida gregaria dello sfarzo altrui.
Piazza Navona |
Vittoriano |
dall'alto dell' Ara Coeli |
Come a capotavola, si può
decidere cosa mangiare di questa Roma Capoccia, che si stira il
vestito buono per farsi ammirare, ora come allora, e mette tutta la
sua merce invitante sul bancone, proprio come facevano ai Fori
imperiali, gli antichi mercati di Traiano, dove i sesterzi erano
l'unica cosa che contava, ci pensavano le guerre, le carestie, gli
imperatori un po' pazzi a tirarti su o giù, a seconda dei casi.
Ara Coeli dal basso |
Fori Imperiali |
Passare solo un paio d'ore così (anche se indossi una cintura prestata che ti stringe il fiato sopra il vestito di jeans) ti porta su, e davvero in un bel modo.
Arrivederci, Roma.
E.
Dedicato a S., che si è comprata un pezzetto del suo cielo, e so per certo che in questo momento è proprio su. Ed ha fatto tutto da sè.