venerdì 17 aprile 2015

FourFive Seconds

"Ti senti bene?"
"Scusami. Sono fuori come un balcone."
"Ah. Okay. Vuoi che stia zitto?"
"No, mi stai riportando giu', pero' in un bel modo." 

Noi, D. Nicholls.     


Sono tornata a Roma, oggi, per un paio d' ore, a distanza di quattordici anni. Passeggiata primaverile sotto un sole che di primaverile ha solo il colore, perché riflette un caldo fuori stagione, che inciampa negli shorts della scolaresca inglese che mi confonde a Roma Termini, e che si imbriglia nelle pieghe del gilet dell' edicolante che mi dice "Sei sicura di volere la cartina formato mini? Io non ci vedo nulla". Un italiano corretto, che mi indica la strada per il centro, e che cozza contro quello delle signora che mi affianca su largo Tritone, che mi guarda e dice "Ce faranno passa'?"


fontana del Tritone
Il traffico è tanto, come tanti sono i turisti che percorrono insieme a me gli itinerari della Roma medievale, lungo via Barberini. Roma ci fa credere tutto, e tutto il suo contrario: ci illude, crediamo di poterci permettere tutta quella bellezza, tutta quella storia.
Pochi minuti, per percorrere la via medievale che da via Barberini porta al Pantheon, l'unico tempio pagano in stile classico esistente in città, voluto dal console Menenio Agrippa nel 27 d.C. Oggi custodisce il sonno del pittore Raffaello e dei sovrani d'Italia, Vittorio Emanuele II e del nipote, il bell'Umberto, la cui tomba è posta sopra quella della consorte, la Regina Margherita, amante delle perle ed ammiratrice del Carducci nazionale.

Pantheon
La città eterna ti ha lasciato credere di poter rivivere la perfezione di un tempo. Poi ti ha portato giù, anche se lo ha fatto in un bel modo: quando si arriva alla Fontana di Trevi, oggi la si trova completamente sventrata di acqua e monetine per permetterne il restauro. 


Fontana di Trevi, in modalità restauro

Ti lascia però aperta una seconda possibilità: lancia la monetina, e forse a Roma ci tornerai, un giorno, come leggenda vuole.




Siore e siori fatevi sotto!
Le fontane stanno a Roma come l'acqua al Tevere: il circo Domiziano, meglio conosciuta come Piazza Navona ne ospita ben tre, tra cui quella centrale del Bernini.
Invenzione più moderna della Roma papalina, nate per rifornire di acqua tutta la città (per fare in modo che i romani smettessero di utilizzare l'acqua del Tevere) e poi abbellite con fregi, fiori, conchiglie, elementi decorativi di gusto neoclassico, anche se ben lontane dai giochi scenografici delle corti europee del tempo.
In questo caso, Roma si è tirata la zappa sui piedi da sola, la sua natura un tempo non era  essere pallida gregaria dello sfarzo altrui.

Piazza Navona
Tal Giuseppe Sacconi, nel 1885, vinse un concorso indetto per costruire un monumento da dedicare a Vittorio Emanuele II, il padre della Patria (da qui il monumento prese il nome Vittoriano). Il complesso, ultimato nel 1911, ospita anche l'Altare della Patria ed il monumento al Milite Ignoto. I turisti si siedono sugli scalini, con le canottiere nei pantaloni tirati su al ginocchio, ammoniti dal custode, che invita a rispettare la sacralità del luogo. In questo caso è lui molto più banalmente a portarti giù, non sempre però in un bel modo.

Vittoriano
Ma nessuno ti porta giù per impedirti la vista di Roma dalla vetta della scalinata dell'Ara Coeli, la basilica facente parte del monastero insediato sul colle capitolino, costruito sulle rovine di un tempio dedicato a Giunone.
dall'alto dell' Ara Coeli
Come a capotavola, si può decidere cosa mangiare di questa Roma Capoccia, che si stira il vestito buono per farsi ammirare, ora come allora, e mette tutta la sua merce invitante sul bancone, proprio come facevano ai Fori imperiali, gli antichi mercati di Traiano, dove i sesterzi erano l'unica cosa che contava, ci pensavano le guerre, le carestie, gli imperatori un po' pazzi a tirarti su o giù, a seconda dei casi.

Ara Coeli dal basso


Fori Imperiali
Passare solo un paio d'ore così (anche se indossi una cintura prestata che ti stringe il fiato sopra il vestito di jeans) ti porta su, e davvero in un bel modo.

Arrivederci, Roma. 

E.




Dedicato a S., che si è comprata un pezzetto del suo cielo, e so per certo che in questo momento è proprio su. Ed ha fatto tutto da sè.