venerdì 30 agosto 2013

underneath the electric stars


La mia vita errabonda mi ha portato a Rodi, fra il Mediterraneo e l'Egeo, dove il mare è blu, e lo yogurt è bianco e denso, e le cicale cantano.Un canto così non lo avevo mai sentito prima.

Riprendo il mio racconto da dove l'ho lasciato.
tre settimane fa ho attraversato l'isola per vedere la valle delle farfalle, meglio conosciuta come Petaloudes. si tratta di una valle vicino a Rodi in cui vive questa specie unica di farfalla, dalle ali simili ad una corteccia, con il corpo rosso. non vi dico per arrivare: da qui sono circa 47 km, fate conto un'oretta di viaggio. Ovviamente sono partita alle due di pomeriggio, con il sole sulla testa (il mercoledì ho il pomeriggio libero), il sedile che scottava, la radio accesa. mi sono fatta spiegare la strada, ma l'ho sbagliata circa 3 volte. Aggiungiamo a ciò il fatto  che i greci se vogliono sanno essere scazzati e stronzi, per cui immaginatemi a chiedere indicazioni. mi sono dovuta arrampicare su per una montagna (sempre con la macchina), e dopo venti minuti di discesa, ad onor del vero con un paesaggio dipinto di verde, ho pensato di aver sbagliato strada al bivio. ho ripercorso la strada tutta all'indietro, ed ho svoltato per "stratopedo". In greco vuol dire esercito. Immaginate dove sia finita. Mi ha tratta in inganno un bus parcheggiato dopo il bivio (ho pensato che fosse un bus di turisti in cerca di farfalle. errore, l'autista russo stava dormendo). quindi mi sono trovata davanti ad una guardiola presidiata da un ragazzo che stava facendo passare un bilico di militari. questi poveracci si sono visti davanti una matta (cioè io) vicino ad una micra che imitava lo sbattere di ali di una farfalla urlando "uer is petaludes???" mi hanno urlato qualcosa tipo malaka,  impropero che in genere non usano per le donne, forse perchè ho interrotto le loro esercitazioni, al che ho fatto retro, e me ne sono ritornata per la strada da cui ero arrivata, che si è poi rivelata quella giusta.
sono così sbucata vicino al monastero di kalopetra, in cima alla valle, un posto nascosto ai più, ma delizioso. tutti gli assistenti con cui ho parlato non sono riusciti a vederlo perchè hanno percorso la valle nella direzione giusta, io l'ho percorsa nella direzione opposta. Che poi alla fine non esiste mica una sola direzione nella vita, no?

comunque, chi di voi avesse avuto un'idea romantica della valle, se la deve levare di dosso. le farfalle non svolazzano fra le persone, sono attaccate alla corteccia di degli alberi, ricca di questa resina di cui sono ghiotte.
inoltre, sono terrorizzate dalla gran quantità di persone che popolano il loro piccolo parco. Per rispettare il loro equilibrio, si dovrebbe stare in silenzio, invece sono disturbate da bambini che percuotono gli alberi con rametti, strillano e battono le mani. Inutile dirvi che sono arrivata in hotel stremata, credevo di avere la febbre per il gran caldo.

Il giorno successivo invece, spinta dallo spirito avventuroso che avrebbe contraddistinto il mio caro cuggino Lorenzo, ho attraversato la montagna, in un susseguirsi di strade ricoperte da aghi di pino, con i finestrini abbassati per fare entrare aria fresca e profumo di miele.
ho attraversato tutta la zona Archipoli, Dimilia, Elousa, soffermandomi nei monasteri sparsi qua e là. Vi allego la foto di Aghios Nikolaos, del 15° secolo, tutto affrescato, veramente minuscolo, arroccato alle spalle della montagna, con davanti il niente. molto suggestivo. peccato che la guardiana fosse una vecchina che smanettava con l'iphone. Viva la globalizzazione.

Sono arrivata fino a Profeta Ilias, il secondo punto più alto di Rodi, e tornando indietro mi sono fermata ad Epta Pigeis, le sette sorgenti, una zona di montagna con ruscelli e radici grosse come gambe umane che sbucano dal terreno. Dal momento che tutte queste cose me le sto godendo da sola, ho voluto vincere anche una piccola crepa che sento di avere: il fastidio che provo nei tunnel o quantomeno il disagio che provo in posti stretti e bui. C'è un tunnel che taglia la montagna e sbuca in un laghetto, ma il percorso è veramente angusto, bisogna entrare a piedi scalzi, con l'acqua alle ginocchia, e percorrere per circa 4 minuti questa strettoia. io ero ovviamente l'ultima della fila. ho tirato un sospiro e sono entrata. Giuro, non si vedeva niente. ad un certo punto mi veniva da tornare indietro, ma ero troppo avanti. La simpatica famiglia tedesca davanti a me si mette a gridare in crucco. accendono i cellulari, hanno perso qualcosa. io che alzavo i piedi ritmicamente tipo gendarme per spaventare qualunque cosa ci potesse essere nell' acqua e sotto i miei piedi, perchè in tutto ciò mi ero scordata le infradito, ed ero a piedi nudi, ripetendo cose senza senso, e maledicendomi perchè potevo starmene ignorante dall'altra parte. la famiglia trova una nicchia e si ferma. come mi succede quando sono tesa, zero saliva. Il resto del gruppo ormai è uscito, io sono a metà, gli sveglioni tedeschi sono dietro, a cercare non so cosa. Ad un tratto, qualcosa mi colpisce il tallone, ed io "aaaaaaaaaaaaaah" comincio a scalciare, spaventatissima, e corro come una foca verso l'uscita, sembravo una pazza, per poi scoprire che si trattava dell' infradito della figlia della famiglia tedesca di cui sopra. Amen. forse è meglio che mi tenga certi limiti. in fondo li hanno tutti e non fanno male a nessuno.

La settimana scorsa invece mi sono data alla cultura, buttandomi dalla parte dell'Egeo per visitare le città stato di Filerimos e Kamiros, le 3 polis insieme a Lindos, la più commerciale, costruite prima della nascita di Rodi.
L'aristocratica Filerimos si trova a Nord, dopo una ventina di minuti di curve
un paesaggio bellissimo, in mezzo al verde, da cui si intravede la Turchia.
C'è il chiostro, la chiesa bizantina, i resti della chiesetta dell'XI secolo, e poi un vialone alberato, costruito dagli italiani, che porta al Golgota, disseminato dalle stazioni della passione di Cristo: al fondo del vialone c'è questa croce di circa venti metri, in cui si può entrare per ammirare tutto il paesaggio circostante. La Turchia, che sembra un drago che dorme, gli olivi, il verde delle colline, il sole davanti.

Da lì mi sono spostata a Kamiros, la più rurale delle tre, con il suo sito archeologico fatto a terrazzamenti: la parte del popolo, il mercato, le colonne, l'acropoli. Mi sono seduta in un punto, l'isola di Alki alla mia sinistra, la storia dall'altra parte, sotto una fronda, e mi sono sentita stanca, ma soddisfatta. 

Ho pensato che sotto sotto una parte di me come regalo per il compleanno volesse un biglietto di sola andata. Bè, è quello che alla fine ho avuto, e che mi ha portata qui.

Vi abbraccio, fatevi sentire presto, Elenaki
( o come dicono quelle delle pulizie Elena Troyes, ovvero elena di troia, ma lo urlano talmente forte in reception che la gente mi guarda storto, chissà cosa capiscono)

chiesetta di filerimos.JPG

aghios nikolaos.JPGagios nicolaos
                                                                                                           chiesetta di filerimos


turchia da lontano.JPG                                              croce del golgota.JPG            

turchia da lontano                                                                              croce del golgota


kamiros.JPG  kamiros                             kalopetra.JPG                                                                                                   monastero di kalopetra

Nessun commento:

Posta un commento